L’agricoltura sintropica è un sistema agricolo produttivo basato sul principio che tende a far convergere l’energia in modo efficiente e soprattutto organizzato, in maniera tale da evitarne la dispersione (entropia).
Questa tecnica di gestione agroforestale nata dalle popolazioni native dell’Amazzonia è stata sviluppata ulteriormente fin dagli anni 80 in Brasile dal ricercatore e agricoltore svizzero Ernst Götsch.
La successione naturale delle specie è il principio alla base dell’agricoltura sintropica, in cui la cooperazione tra i membri dello stesso apporta benefici all’intero sistema. L’approccio di Götsch, infatti, interpreta ciò che Darwin riteneva fosse competizione e distruzione come il tentativo della natura di ottenere un equilibrio che benefici il sistema di un ambiente naturale.
Questo sistema, che non prevede l’utilizzo di pesticidi né di biopesticidi, permette dopo circa due anni un incremento della produttività preservando le risorse naturali e contribuisce ad invertire la degradazione dei suoli ripristinandone la biodiversità, oltre a consentire una notevole riduzione degli spazi.
Nel giro di qualche anno il sistema acquista una parziale autonomia, fornendo la propria irrigazione e il proprio fertilizzante, resistendo alle malattie e eliminando le piante indesiderate. La resistenza alle malattie è dovuta alla sua densità biologica, che gli permette di agire come una flora intestinale sana.
Alla base dell’agricoltura sintropica vi sono schemi di impianto con l’obiettivo di produrre sequenze di raccolti, uno si seguito all’altro, a partire dagli ortaggi per poi passare alla frutta e infine al legno degli alberi.